A 40 miglia da Montague - Kanye West, DONDA e Atlanta
Kanye West a Montague
Se dovessi scegliere un solo titolo per fotografare l'epoca che siamo abbastanza fortunati da poter vivere, sceglierei probabilmente quello dell'Indipendent del 14 settembre 2020. "Kanye West performs 'walk on water' stunt while performing at Sunday Service in Atlanta" con l'aggiunta del sottotitolo "Rapper is currently running for US President". Non c'era niente di formalmente inesatto in quel titolo e sottotitolo: Kanye era effettivamente nel bel mezzo della più fallimentare delle sue campagne - conclusa con 60 mila voti a fronte di circa 9 milioni di investimento - e stava tecnicamente camminando sull'acqua in un luogo che è stato frettolosamente definito "Atlanta" ma che in realtà parrebbe molto più vicino a Fayetteville. Kanye pareva addirittura aver comprato una causa nella zona, a Trilith per la precisione. Più che una città o un quartiere sarebbe corretto definire Trilith un progetto, di quelli che dai video di presentazione sembrano i preamboli della costruzione di una città incredibilmente evoluta tecnologicamente e si rivelano poi dei set ideali per la registrazione di WandaVision - 3/4 del MCU è stato d'altronde girato in Georgia. Il progetto - che comprende anche degli Studios - è stato realizzato da Dan Cathy, proprietario anche della catena di fast-foos Chick-A-Fill, miliardario e "uber-cattolico", come definito da Fast Company. Il perché dell'amicizia con Kanye, a questo punto, risulta molto più comprensibile.
Nonostante nessuno sappia se Kanye abbia o meno comprato uno spazio in questa Utopia del South, Atlanta e la Georgia restano un posto che Kanye West ha imparato a chiamare "casa". Seppur cresciuto e formatosi - soprattutto musicalmente - a Chicago, Kanye West è nato ad Atlanta, anzi a Douglasville, stando alla biografia scritta sulla sua vita da Borus e Lynne. I suoi genitori si erano conosciuto allo Spelman College, una storica università nera, la stessa di Alice Walker, qualche anno prima. Sappiamo tutto di sua madre Donda, la donna alla quale Kanye ha dedicato una academy - quella che peraltro ha visto nascere alcuni dei più influenti creativi della nostra epoca - e un disco, che sembra finalmente essere sul punto di essere condiviso con il mondo. Ma su questo ritorniamo tra poco.
Sappiamo relativamente poco invece su Ray West e non ne sapevamo probabilmente niente fino a quando Kanye non ha deciso di inserirlo nel video di "Follow God", in "Jesus Is King". Ray West è stato un membro delle Black Panther negli anni '60 e '70, prima di conoscere Donda e cominciare a lavorare come foto-reporter per il collage prima e per l'Atlanta Journal poi. Ray West diventò il primo foto-reporter nero del giornale, finendo per scattare anche il Presidente Reagan. A quanto pare è stata proprio la carriera di Ray, e la sua concentrazione quasi ossessiva sulla sua carriera, a far sì che lui e Donda si separassero, divorziando ufficialmente quando Kanye aveva solo 3 anni. Ed è anche quando Donda conosce un tale Larry Lewis di Chicago, con il quale decide di trasferirsi nella Windy City, portando con se Kanye.
C'è un motivo dunque se Neima Abdulahi su MTV ha correttamente scritto che "Il listening party di DONDA sarebbe potuto esistere solo ad Atlanta" e il motivo è che in un disco così fortemente legato alla memoria della madre, non c'era altro posto in cui Kanye avrebbe potuto omaggiarla che non fosse la città dove la madre l'aveva messo al mondo. Per il concerto alla Mercedes Benz Arena Kanye ha fatto riservare 5000 biglietti per gli studenti delle HBCU dell'area di Atlanta, tra i quali gli studenti della Morris Brown. La MB è stata l'università dove Donda ha insegnato per quasi 20 anni, oltre ad essere l'unica università della Georgia ad essere fondata da afroamericani. Un attaccamento, quello di Kanye al luogo di lavoro della madre, che si era già manifestato qualche anno fa, sotto forma di una ingente quantità di denaro, che serviva a finanziare una università al limite della bancarotta.
Quello di Kanye ad Atlanta non è stato un semplice concerto, ma qualcosa di molto simile a un Homecoming, il rito con cui gli alumni tornano nella città della loro Alma Mater per essere celebrati e celebrare i loro traguardi. La città non è tirata certamente indietro, stabilendo per il 22 luglio (il giorno del concerto) il "Kanye West Day" per tutta la capitale della Georgia. Una cosa incredibilmente strana se consideriamo dov'era Kanye West qualche anno fa e lo uniamo al fatto che Atlanta è universalmente risconosciuta come "The Black Mecca" e anche alle ultime elezioni - le stesse in cui Kanye ha raccimolato 60 mila voti - è stato uno degli stati fondamentali per la sconfitta di Donald Trump. Il listening party di Kanye è iniziato con la voce di Donda, manco a dirlo: «La prima frase è stata: "È bello essere a casa". In questo preciso momento, Atlanta aveva un senso: la sua amata casa dove ha attinto al suo amore per la Black Excellence e ha contribuito a mobilitarsi con il movimento per i diritti civili. Donda ha continuato dicendo: "Sai, sono la madre di mio figlio". Questo è il suo modo di prendersi il merito per la voce schietta di Kanye. Lo ha cresciuto per essere se stesso senza scuse e per dire senza paura e con audacia tutto quello che voleva dire» scrive Abdulahi, in qualche modo provando a sottolineare come la scelta di Kanye - che sembra essere ancora rinchiuso all'interno dello stadio a tentare di chiudere il disco - fosse la più logica e sensata di tutte. Che sia questa l'ennesimo periodo della sua vita? Da Chicago a Los Angeles, passando per il Wyoming. Che sia ora il momento di tornare ad Atlanta?
Nel frattempo.... ad Atlanta
Non siete nel posto sbagliato, questa è sempre "Montague", anche se non ci si vede da qualche tempo. Sto pensando parecchio a cosa "Montague" potrebbe diventare, a come approcciare la seconda stagione - per ora sempre prevista per settembre - e che tipo di seguito dare a questo esperimento editoriale. Su questo e altro ci aggiorneremo presto, contateci.
Era da un po' che pensavo di fare una puntata straordinaria di "Montague" e mi ero ripromesso di seguire quasi in diretta le Finals NBA se gli Hawks, la squadra della città di Atlanta, fossero arrivati in Finale. Ci sono andati vicino, arrendendosi al futuro MVP delle Finals e attuale padrone dell'NBA. L'NBA d'altronde entra spesso in Atlanta, la serie, e non mancano storie legate a Glover e al basket - che forse un giorno racconteremo. Ma se c'è una cosa che non è Atlanta ma legata in maniera molto profonda a Glover, beh, questa è Kanye West.
In un pezzo del 2018 uscito su The Ringer, Justin Charity ragiona sui percorsi di due degli ultimi "geni" dell'industria dell'intrattenimento musicale americana. I due arrivavano al 2018 in due momenti completamente opposti: Glover era oramai l'alfiere della blackness contemporanea, un uomo capace di riscrivere i canoni della tv nera, di farsi ammirare praticamente da chiunque e inserirsi, insieme a Beyoncé, nell'Olimpo delle cose ritenute "unapologetically black" (un giorno parleremo di questa definizione). Kanye era invece sull'orlo dell'ennesimo baratro ma aveva apprezzato Glover definendolo prima un "free-thinker" e poi re-twittando con aria soddisfatta lo sketch del SNL realizzato da Glover: "A Kanye Place".
Donald Glover (e Childish Gambino) non esisterebbe senza Kanye West, questa è una verità che si da spesso per assodata. L'estrazione borghese di Kanye West e il modo in cui è riuscito a cambiare l'industria sono stati il passepartout per un sacco di rap che non era pensato per essere "unapologetically black" ma che aveva comunque senso di esistere in anni, i primi 2000, che furono di transizione per un genere poi diventato il primo in classifica. Sono gli anni in cui, ne abbiamo parlato in "Montague", Glover veniva accusato di misoginia, di odiare gli asiatici e forse anche i neri. Vi ricorda qualcosa?
«Il risveglio razziale di Glover è stato un ottimo intrattenimento, ma è arrivato inaspettatamente e rimane uno sviluppo misterioso. Attraverso tutti i profili delle riviste e i saggi che cercano di spiegare la sua musica, e le sue serie TV, e la sua carriera di attore, e la sua ritrovata importanza, non ha mai spiegato come quel risveglio sia effettivamente avvenuto. Più caritatevolmente, si presume che Glover, il cui primo lavoro suggeriva un'ossessione per l'infanzia, sia maturato. Meno caritatevole, si presume che Glover si sia reso conto che un artista nero che rinnega la propria blackness si rende in gran parte inutile per il pubblico bianco, che reclama la blackness come la risorsa più preziosa della cultura pop americana. È una lettura cinica di un soggetto dichiaratamente cinico», scrive Charity che poi conclude: «Kanye e Glover sono uomini difficili la cui arte incapsula la blackness, e poi incanta sia il pubblico nero che il pubblico bianco, mentre alternativamente spingono e tirano contro entrambi i gruppi. Quando i fan confrontano Kanye e Glover, e ogni volta che descrivono entrambi gli uomini come un genio, queste sono le qualità chiave che hanno individuato: sono artisti neri irascibili e maschili che colpiscono il cuore tetro della dinamica razziale americana. In effetti, incarnano la dinamica e tutte le tentazioni, oltre a tutti i pericoli che ne derivano. Il desiderio popolare di nominare Glover come successore di Kanye fa fallire la lezione che i fan potrebbero idealmente imparare dalla caduta in disgrazia di quest'ultimo: è stato sciocco attribuire a un musicista così tanto significato politico oltre quello della sua musica. Inoltre, Kanye non è nemmeno sparito. Sta ancora twittando». Quello di Charity è un pezzo invecchiato abbastanza bene, che per certi versi prevede il ritorno in auge di Kanye West, che oggi è ad Atlanta, più vicino che mai a quello che il mondo aveva chiamato il suo successore, che nel frattempo ha messo però da parte la musica, per farsi lui sì carico di un racconto molto più ampio della blackness contemporanea. Quello che cerchiamo di raccontare a "Montague".
Questa edizione speciale di Montague si chiude qui, passate una buona estate! Ci risentiamo presto, promesso, anche se non so ancora dirvi in che modalità.
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