In loving memory of Greg Tate - Montague Review
Se esiste un modo di intendere la letteratura hip hop - un genere davvero molto vasto, all’interno del quale anche Montague e Atlanta, per certi versi, rientrano - grossa parte del merito è di Greg Tate. Tate è stato columnist del The Village Voice per circa 20 anni, oltre ad aver scritto per il Times, VIBES o il Washington Post. Tate non scriveva di musica, utilizzava la musica per descrivere gli enormi cambiamenti affrontati da New York e da tutta la black culture durante gli anni ‘90. Come ha scritto Henry Louis Gates Jr all’interno della prefazione del primo libro di Tate: «una parte consistente dell’alto valore del ruolo di Tate come critico culturale è il modo in cui fa i conti con le contraddizioni insite all’interno della black culture americana. Tradizionalmente il fallimento della critica nera è quello di non riuscire ad accettare che esista una dicotomia tra blando universalismo e parrocchiale nazionalismo nero, e voler per forza prendere una delle due parti. Quello che Tate comprende, invece, è che la cultura afroamericana non è mai una questione di aut aut. Può sia celebrare l’energico nazionalismo nero sia registrarne le limitazioni, la morale e il valore intellettuale».
Ma non solo, Greg Tate era in grado di recensire un concerto di Elton John e si parlare del ruolo dei Public Enemy nella nostra società, un po’ come Donald Glover, capace di essere “l’unico bambino nero a un concerto di Sujan Stevens” e poi si crearsi il suo nome da rapper su un generatore automatico di nomi del Wu Tang Clan. Tate era riuscito non solo a raccontare l’hip hop, ma anche l’universalismo e la complessità della black culture.
Tate era anche un musicista, oltre che professore alla Brown ed ex alunno della Howard University, una delle più importanti università nere del pianeta. Negli anni Tate aveva stretto un rapporto di amicizia quasi viscerale con Arthur Jafa, apprezzandone le infinite modalità di rappresentazione della black experience.
Tate è morto il 7 dicembre del 2021, a 64 anni, a New York e se state leggendo Montague - e se quindi la black culture moderna vi interessa anche solo un po’ - quel giorno è stato un giorno triste. Per questo motivo che ho scelto di dedicargli la prima puntata di Montague Archive, la raccolta di link, cose da leggere o da vedere in esclusiva per gli abbonati a Montague.
Cominciamo.